
Giovanni Fiorentino: Carosello Massese Ricevo dal nostro Giurista ed Avvocato Giovanni Fiorentino, che ringrazio per l’attenzione, un Suo scritto che fa un’analisi sulla situazione politica Massese in vista della tornata elettorale del prossimo 20 settembre. Eccolo e grazie Avvocato perchè quando su queste pagine compare un Suo articolo si accende il dibattito che , come si suol dire, è il sale della democrazia:
Carosello Massese
Questo articolo era stato destinato ad Agora della settimana scorsa, sia perchè contiene un doveroso riscontro ad alcune considerazioni indirizzatemi su quel periodico da un giovane massese di valore, il dott. Gennaro Galano (che invito a contattarmi, avendo mostrato desiderio di conoscermi di persona) sia perchè i riferimenti ameni svolti si riallacciano a trafiletti in precedenza ivi pubblicati.
Riscontrando che nei due numeri successivi non è stato pubblicato, voglio presumere per mancanza di spazio (non avendo al riguardo avuto alcuna comunicazione), e rilevando come gli interventi dei singoli candidati, salvo rare eccezioni, non si discostino sostanzialmente dagli altri pregressi, non ho voluto privare i miei pochi lettori, tra cui Gennaro Galano, di queste estemporanee quanto sapide spigolature, ben conoscendo che il meritorio blog di Lello Acone è sempre proclive a favorire la libertà di manifestazione del pensiero, da qualsiasi parte provenga.
LA SAGA DEI VERGINELLI
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Scrivere, così come parlare, è attività che dovrebbe essere ponderata e frutto di riflessione con riferimento al suo oggetto, per non offrire il fianco a valutazioni critiche; dovrebbe essere anche attività seria e non indulgere in manifestazioni narcisistiche, per non offrire il fianco al ridicolo; ancora dovrebbe non essere platealmente stridente con comportamenti pubblici e privati, tanto più se di dominio pubblico, per non sconfinare nell’impudenza.
Se si tengono in conto tali considerazioni, attraverso la sola lettura degli ultimi numeri di “Agora” si può delineare con buona approssimazione il quadro d’assieme della competizione per la conquista del potere locale a Massa Lubrense. Scorrendo la composizione delle liste, balza agli occhi la presenza di non molte candidature autorevoli, la cui autorevolezza quasi sempre si riporta all’esercizio di funzioni istituzionali locali: “fame usurpate”, avrebbe detto Vittorio Imbriani, che non danno autorevolezza alle istituzioni ma da queste ne attingono. Il fenomeno non è senza spiegazioni, alcune insite nel sistema elettorale, altre di carattere locale; ma in questo particolare momento non è il caso di richiamarle.
Altro elemento caratterizzante è l’evidenza indiretta del mugugno: per ciascuna delle liste storicamente contrapposte e più concorrenziali le candidature sono inesistenti o deboli nelle aree più mugugnanti nei loro confronti; quanto alla terza lista, non può essere oggetto di mugugno un aggregato finora inedito, raccogliticcio di stelle minori vaganti senza meta.
Le presentazioni dei candidati sono sostanzialmente uguali: tutti sono belli e bravi, tutti vergini di pecche, nonostante molti siano politicanti di più o meno lungo corso e comunque collegati ad aspiranti sindaci invischiati nella gestione del potere alternativamente ed allo stesso modo da una vita. Tutti vogliono porre la loro esperienza al servizio del paese, pochi dicono perchè, nessuno dice come: il perchè può collegarsi a motivazioni nobili o meno nobili, anche se queste ultime restano inespresse e di certo ciascun candidato nel suo intimo lo conosce bene; del come forse non ha la minima idea o più probabilmente ha idee falsate. Di sicuro alcuni dei più giovani neofiti saranno animati dalle migliori intenzioni, ed è triste pensare che proprio costoro, i più sani, saranno i più massacrati nel tritacarne della politica politicante ed, accorgendosi di essere stati solo usati, ripiegheranno nella loro sfera privata.
Non la stessa benevola comprensione, ma un misto di compassione ed ilarità deve riservarsi a quei candidati che tracimano dal legittimo amore di sè pervenendo ad un narcisismo esagerato che poggia sul nulla: al riguardo mi si informa che sarebbe interessante conoscere se chi oggi si pone come detentore della pietra filosofale vantando titoli e competenze per attingere ai fondi europei abbia o meno in un non troppo lontano passato percepito compensi dal Comune di Massa Lubrense proprio per attivare inutilmente quella stessa pietra filosofale che oggi è suo motivo di vanto.
E’ ingiustamente ingeneroso nei confronti del Sindaco uscente un suo concorrente verginello, che lo addita come artefice di un fallimento politico e personale: in realtà l’odierno sindaco ha gestito il potere come tutti da trent’anni a questa parte, lo stesso verginello non si è mai dissociato per due anni e mezzo gestendo la sua fetta di potere allo stesso modo, non si sarebbe comportato diversamente per altri due anni e mezzo se non fosse stato rimosso in dipendenza di pattuizioni pregresse, ed in continuità lo gestirà come chiunque conseguirà la vittoria elettorale in assenza di elettrochoc politici; peraltro si rende conto lo stesso candidato, gridando al fallimento di un sindaco di cui è stato moralmente e politicamente corresponsabile e da cui si è dissociato in maniera quanto meno equivoca, che delegittima indirettamente se stesso e per ciò stesso rende inverosimile l’immagine di sé quale homo novus che vorrebbe accreditare nell’elettorato?
Dove tuttavia l’inedito candidato sindaco si dimostra poco perspicace è nel ritenere che il Sindaco uscente sia protagonista di un fallimento personale. Vero è invece l’incontrario e lo dimostrano le vicende occorsegli nei giorni precedenti la presentazione delle liste: è stato sotto gli occhi di tutti che solo il suo rapporto di forte fidelizzazione amicale con il gruppo consiliare e con l’ossatura della lista ha evitato la diaspora di un candidato scismatico e reso vano il suo fallimentare giro delle sette Chiese con l’epilogo di un ritorno a Canossa e di un incredibile sermoncino del pupo pubblicato su questo periodico [Agora; si ricorda che lo scritto era destinato a quella testata] che lascia a bocca aperta per la sua improntitudine ed il suo coraggio (ed uso eufemismi per evitate sinonimi più forti ed appropriati).
A conclusione di queste brevi ed estemporanee riflessioni mi accorgo di essermi fatto prendere la mano inserendovi reminiscenze letterarie (Vittorio Imbriani) e storiche (la pietra filosofale, Canossa, il giro delle Sette Chiese, il sermoncino del pupo) ed ho evitato di citare il brindisi di Girella solo perchè il trasformismo di Talleyrand mirava al potere reale e non a posizioni di preminenza apparente. Di questo sfoggio di citazioni il lettore incolpi Gennaro Galano che, lusingandomi con lo scrivere sull’ultimo numero di “Agora” [ora penultimo] essere Giovanni (sarei io) “una delle poche voci autorevoli rimaste a Massa Lubrense, non solo in campo politico, ma anche culturale”, me l’ha fatto quasi credere, anche se non me ne sono mai accorto.
Caro Galano, altri sono i miti degli orecchianti di scienze umane e dei politicanti digiuni di cultura politica di cui è pervasa la nostra società. Nei miei più verdi anni sostenevo che i politici erano persone disgraziate, sospese tra il popolo richiedente acriticamente panem et circenses e le elites culturali attente alla razionalità delle scelte ed alla cura dei valori; ora questo iato va sempre più esaurendosi, stante la nuova composizione del personale politico. Il discorso sarebbe troppo lungo e magari potremmo affrontarlo in un incontro che potremmo tenere presso di me quando vuoi, nel quale ti potrò mostrare le varie sezioni della mia biblioteca; della parte censita, chi vorrà, potrà avere notizia nella Pro loco di Massa Lubrense, avendo la sua Presidente acquisito copia del suo catalogo finora compilato. Nelle more, poiché sei l’unico a chiedermi un parere, te ne sono debitore per dovere di gratitudine più ancora che di cortesia: è valida l’idea per la costituzione di un Polo culturale in un contesto programmatico che non lo renda una cattedrale nel deserto, ma non altrettanto quella della sua ubicazione; le ragioni le esporrò in un prossimo scritto.
Giovanni Fiorentino