
Iniziamo stamattina
con la bella notizia, grazie Gianni per l’attenzione, del nuovo successo
letterario avuto in quel di Catania da parte del nostro amico e poeta
Gianni Terminiello al quale da queste pagine i complimenti miei e dei
miei Visitatori. A seguire la bella mail ricevuta e la poesia
vincitrice:
E’ con immenso piacere che vi comunico una due giorni meravigliosa ad Aci S.Antonio (Catania) per il premio di poesia
inedita sulla “sicilianità”.
Nelle serate del 21 e 22 settembre 2019 ho conosciuto la commissione di professori universitari, letterati, editorialisti,
prof.sse di lettere antiche e moderne, la quale insieme ad una giuria popolare di 10 abitanti di Aci hanno ascoltato i finalisti
pervenuti da tutt’Italia ed hanno votato in forma anonima davanti ad un notaio il quale ha ratificato la graduatoria..
Sono risultato vincitore sia nelle votazioni della giuria tecnica che della giuria popolare con una lirica che ha raccolta
l’entusiasmo della vasta platea catanese.
Sono particolarmente contento per avermi regalato, in questa meravigliosa terra siciliana, un ricordo indelebile
e duraturo.
L’evento è stato ripreso dalla televisione locale e sarà evidenziato in un articolo del Gazzettino di Parma, presente
alla serata.
Sono stato premiato dalla assessora alle pari opportunità della Regione Sicilia con una statua di creta preparata
per l’occasione da una artista santantonese.
Un caro salutoGianni Terminiello
PASSERI DI PANTELLERIA
Vola un rapace migratorio……..
come quei miei pensieri.
Lui è figlio del vento ora…tra aria
miracolosa a riempire scrosci di melodie
e così il sonno non vuole mai arrivare.
Orme madrepore si rispecchiano in quei
lazzi acerbi e respirano luce dai polmoni
dell’Africa.
Palpebre indiscrete si svestono della corona
dei lineamenti, sono fugaci emozioni del tempo,
come una margherita in primavera o una preghiera
non cercata, ma poi trovata.
Gravitazioni di sogni spogliano steccati rivestiti
di giardini panteschi e immaginano com’era
allora, quel zefiro rumoroso.
Ebbrezza sì, in quel lago, specchio di Venere,
a sentire da lontano ancora il mare…regalare tagliate
verità ad infrangersi nei tavolieri dalle colate laviche.
Qui vive un miracolo, mai lacrima d’addio, ma
solo zibibbi aurei….dal cuore profondo ed esili
di acini ma pieni d’amore, come torrenti silenziosi.
Sembra rivivere le carezze di quei seni, a spargere
frutti dissolti al calore di un pensiero sommerso.
Tutto travolge….l’immenso del mare ora non scherza
e lancia pazienti onde a vibrare spruzzi d’anime che
travolgono ed irrorano l’inquietudine umana.
Spicca in volo uno sparviero, è il tenero vagare dei
miei sensi su Pantelleria, isola in camicia, dove
tutto
è favola antica.
Il clima caldo di questa isola sembra il tepore di una donna che si riscalda al suo amore. Quei venti marini soffiano sempre come l’odore pregnante di una figlia della natura, così poi chiamata dagli arabi “figlia del vento”. Qui ci sono i frutti addormentatisi al sole dell’Africa, noi li chiamiamo “passeri”, ma il realtà sono conosciuti come “zibibbi” dall’arabo che vuol dire uvetta passita e che crescono in giardini panteschi, terreni con murature per apprezzarne la qualità dalla contaminazione del pietrame secondario. Secondo il mio punto di vista, alta cultura agraria.