
Mugugno e Bene Comune, il nuovo articolo dell’Avvocato Fiorentino. Bello ricevere, come ogni volta che ricevo un articolo da parte Sua, che rende più ricco il dibattito su queste pagine, un nuovo articolo da parte del nostro Giurista ed avvocato Giovanni Fiorentino che stavolta ci manda un suo interessante scritto basato in particolare sulla Sua e nostra Amata Frazione Bomboniera, Schiazzano. Avvocato e si faccia sentire, o meglio, leggere a breve come promesso. Grazie
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Mugugno e bene comune (Prima parte)
In un paio di occasioni, ed anche quest’ultima settimana, ricollegandomi ad un articolo su “Agora” di qualche tempo fa che mi menzionava per una risalente iniziativa commemorativa riguardante Saverio Mollo, ho avuto modo di proporre su quella testata alcune riflessioni che ritengo di riprendere e chiosare anche su questo blog, al quale sono particolarmente affezionato in quanto, pur se redazionalmente prooclive ad enfatizzare eventi minimi ed attività amministrative di mera routine, resta una palestra di libertà, ospitando senza distinguo e senza censura tutte le voci che ritengano di voler sottrarre all’anonimato notizie e indiscrezioni senza volto e di poter dare evidenza a riflessioni individuali ovvero a sensazioni indistinte e sotterranee che fermentano nel corpo sociale; di tanto peraltro l’ospitalità ai miei interventi non allineati sono prova eclatante, ed a darne ancor più contezza e riprova ripropongo in questa sede il testo integrale dell’articolo pubblicato nel numero 492 di questa settimana con il titolo “Schiazzano dimenticata”, dandone la versione non ritoccata dalla mano censoria della redazione del periodico, di cui sono certo Lello Acone non sarà emulo.
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Mugugno e potere
Qualche settimana fa, su queste colonne [Agora], ho ricordato l’esperienza abortita dell’Ateneo Lubrense, rilevando come sia tuttora opportuna la realizzazione di un centro che sia al tempo stesso propulsivo di idee e progetti di orientamento delle classi politiche locali egemoni e minoritarie per una crescita armonica e sostenibile che valorizzi le peculiarità ambientali e storiche del paese, ed induttivo di fermenti di novità nella cittadinanza, per tradizione gelosissima della sacralità e inviolabilità della sfera privata e non adusa a considerare come proprio l’interesse pubblico; ne auspicavo quindi la reviviscenza, dando la personale disponibilità per una sua riedizione e rendendo disponibile alla gioventù studiosa ed a chi abbia seria volontà di approfondimenti culturali la mia biblioteca privata, finora catalogata in oltre 2800 schede, di cui è copia sia all’Archeoclub che alla Pro Loco di Massa Lubrense: solo infatti ad una generalizzata maturazione culturale può associarsi una solida e duratura valorizzazione paesaggistica ed estetica del territorio e delle sue reliquie storiche, coerente con la sua vocazione turistica e con quella agricola ad essa sinergica.
A dare contezza della evoluzione dello spirito dei tempi verso una migliore consapevolezza di una coesistenza non antagonistica di interesse pubblico e privato è l’epidermica sensazione della dimensione e della qualità del mugugno montante, elevato e via via scemante nelle diverse situazioni a seconda della prevalenza dell’uno o dell’altro nella percezione individuale, fino ad essere del tutto assente quando non sono in gioco interessi personali o familistici. Come ovvio, il mugugno sempre si manifesta nel detto e non detto, nel ritegno ad esprimersi, ed emerge in maniera palese solo se vi è sicurezza dell’anonimato; cionondimeno appare suscettibile di una evoluzione costruttiva e responsabile, prospetticamente capace di esaltare in ciascuno la sua funzione sociale di cittadino.
Il mio osservatorio è ancora una volta la frazione di Schiazzano, passaggio obbligato sulla direttrice Santa Maria – Massa Centro per gli abitanti di Caso, Termini e Nerano quando le automobili erano un lusso per la loro quasi totalità. Il Maldacea riferisce che Schiazzano, insieme a Marciano, era luogo di residenza elitario, e tale è restato fino ai primi decenni del 900; di poi, per il tardivo congiungimento della frazione con l’asse viario principale, le caratteristiche personali dei residenti sono mutate e dell’antica composizione sociale resta traccia e memoria nell’architettura modicamente pretenziosa dei palazzi del borgo, quasi tutti degradati, sia pure in misura diversa, per la colpevole e risalente assenza dell’Amministrazione locale nella funzione di controllo del contemperamento tra le esigenze culturali di preservazione del contesto e le giuste necessità di adeguamento delle fabbriche a più moderni e razionali stili di vita; peraltro la stessa Amministrazione ha anche associato alla mancata razionale salvaguardia dell’esistente la realizzazione di opere pubbliche senza adeguati controlli alle imprese, solo attente nella loro esecuzione alla massimizzazione del profitto.
Ad esemplificare le cennate intensità e qualità del mugugno si prendono a riferimento tre situazioni ambientali di degrado, concettualmente omologhe ancorchè di diversa consistenza: la località Pontescuro, la località Masseria, la piazzetta del paese.
La località Pontescuro era un tempo frequentatissima per una fonte di ottima acqua potabile e per i lavatoi pubblici, ora difficilmente raggiungibili per la difficile praticabilità dell’accesso ed invisibili ove tuttora esistenti, frapponendosi alla loro vista una fitta boscaglia. La località potrebbe essere eventualmente valorizzata in un tour su costumi ed usanze locali; ma da decenni è impraticata, ed in assenza di interessi immediati non suscita alcun mugugno.
In località Masseria, ad un albero secolare sito su un’area delimitata da un cordolo in pietre di poco sopralzata dal piano stradale faceva corona un’aiuola fiorita; in quella delimitazione è stato di soppiatto realizzato un varco ed, in luogo dei fiori, si colloca solitamente un’autovettura. L’impropria utilizzazione fa comodo: quindi, nessun mugugno, e fors’anche qualche silenzioso ammiccamento. Poco distante è uno slargo capace di parcheggiare circa cinque auto, dove è in pluriennale sosta la medesima auto, intorno alla quale si è formata una siepe spontanea: costanti sono il mugugno degli automobilisti del posto e l’invettiva contro la polizia municipale che non provvede alla sua rimozione.
Sulla piazzetta del paese, luogo di socializzazione degli abitanti della frazione e d’arrivo della carrozzabile già di per sé di ridotta consistenza, insiste un dehor che ne ridimensiona ulteriormente la superficie praticabile, ed è d’impaccio sia per l’accesso sulla via Santa Maria che per quello delle auto del parcheggio frontista alla sua destra, che in alquante occasioni nella gimcana obbligata per l’entrata o per l’uscita riportano danni alle fiancate per l’urto nel pilastro del cancello d’ingresso. Non poche volte, incontrando il pullman di linea serie difficoltà nel riposizionarsi per la ripartenza anche per la presenza di auto in sosta, si odono imprecazioni di passeggeri, autisti, cittadini in attesa e abitanti infastiditi dalle strombazzate; in occasione di funerali o matrimoni particolarmente affollati gli astanti, per mancanza di spazio, sono costretti o ad allocarsi negli adiacenti locali pubblici o ad ingombrare l’accesso sulla Salita Schiazzano. A tali elementi di disagio va anche associata la constatazione della bruttura in sé del manufatto, uno steccato dissimile da quelli che si vedono nei film western per il solo colore bianco delle doghe a recinzione di un tavolato sormontato da un dozzinale ed ampio baldacchino con scritte commerciali frontali e laterali: una sconcezza estetica che viene amplificata dalla sua presenza in un contesto raccolto ed omogeneo non privo di una misurata dignità correlata alla compresenza nello slargo di un palazzo padronale e di una Chiesa plurisecolari, che tuttavia l’allocazione di un siffatto dehor irrimediabilmente compromette.
Massimo e generalizzato è il mugugno, correlato per tutti alla sottrazione alla cittadinanza della fruizione del già limitato spazio pubblico, per chi ha un maggiore o particolare disagio personale più specificamente a questo, solo per poche persone al disdoro per l’immagine del paese. Chissà poi perchè, nessuno si meraviglia della sorprendente tolleranza pluriennale degli organi di controllo per l’occupazione presumibilmente non autorizzata del suolo pubblico e per la realizzazione su di esso di una struttura fissa anch’essa presumibilmente in assenza di permesso di costruire, oltre che per la niuna attenzione all’impedimento dell’agevole accesso ad un passo carrabile posto sulla proiezione diretta del suo lato di fianco ed alla via S, Maria confluente sulla piazzetta.
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Il fatto excursus non solo addita significativamente la necessità di orientamento del mugugno su valori più legati ad interessi diffusi e rende evidente come una maggiore lealtà comportamentale sarebbe di sicuro più produttiva per la soddisfazione del bene comune, ma riporta alla memoria l’esperienza anche recente delle conseguenze per il potere arroccato su se stesso del suo disinteresse al mugugno, in assenza di variabili di diverso segno: l’incidenza negativa del dissenso si riverbera in effetti punitivi per gli esponenti politici più attenzionati.
Se è in queste ultime deduzioni il parametro di misura del consenso sociale in un ambiente determinato, ogni aspirante all’inserimento nella classe dirigente locale può individuare nell’intensità del mugugno il metro sociale di valutazione anonima e senza volto della sua attività; non ha che da prenderne preventivamente atto per non incorrere in amare e cocenti delusioni.
Giovanni Fiorentino
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La particolare lunghezza del testo mi impone di non ulteriormente abusare della pazienza di chi avrà avuto la bontà di affaticasi a leggere; e riservo alla settimana prossima chiose e prosieguo.
Giovanni Fiorentino