
Bello ricevere, come ogni volta che
ricevo un articolo da parte Sua, che rende più ricco il dibattito su
queste pagine, un nuovo articolo da parte del nostro Giurista ed
avvocato Giovanni Fiorentino che ci parla del Movimento de Le Sardie di
cui si sente tanto parlare inq uesti giorni. Grazie Avvocato e si faccia
sentiore, o meglio, leggere più spesso. Grazie:
LE SARDINE: UNA SPERANZA?
* * * * *
Anche se la manifestazione si è svolta a un tiro di schioppo da casa mia, non c’ero ma ci sarei voluto essere in Piazza Veniero a Sorrento per mischiarmi con le circa 500 persone che lì si erano radunate in occasione della venuta del capopopolo Salvini a Sorrento, centro urbano di ospitalità diffusa che di ospitalità vive.
Questo carattere identitario del luogo, se da un lato esclude la inciviltà di una illiberale protesta per la visita alla cittadina di un personaggio deliberatamente divisivo che fino ad ieri ha lanciato fuoco e fiamme contro i meridionali cui ora liscia il pelo, dall’altro conferisce al flash mob una connotazione squisitamente pedagogica di cui è riprova la concorrenza tra i partecipanti a scegliere un libro significativo da donargli perchè potesse trarne una utile lezione; pare al riguardo che, essendogli stata riferita la notizia, il destinatario abbia evidenziato la sua abituale insofferenza, solitamente ben celata dietro la comunicazione monodirezionale verso la piazza camuffata da apparente disponibilità al dialogo, sottolineando sprezzantemente di sapere e voler scegliere da solo le sue letture. C’è da crederci, ed è piuttosto facile arguire dal suo lessico e dal suo argomentare assiomatico quali esse possano essere o essere state, essendo lecito dubitare che Salvini, preso totalmente dai suoi impegni domestici e religiosi e da quelli ben più assorbenti da politicante, abbia il tempo di leggere.
Piuttosto a molti è apparso sorprendente ed anomalo che una pluralità di cittadini, in specie giovani, tanti per un’adunata di abitanti della sola penisola sorrentina in una giornata particolarmente inclemente, si sia mobilitata per contestare una presenza non più istituzionale. Ma l’anomalia è solo apparente, se si considera che nell’attualità l’uomo tuttora influenza l’agenda politica orientando l’azione di governo verso decisioni che, umanamente o razionalmente, dovrebbero assumere ben diverso contenuto; laddove in prospettiva, ove non si frappongano da subito adeguati e finora indefiniti ed inimmaginabili anticorpi nel corpo sociale, il vento gli è oltremodo favorevole. D’altro canto è questa opinione generalizzata; e se le cd. sardine con coraggio e lealtà si sono mosse controtendenza per tentare di costituire un movimento spontaneo di contrasto ad un potenziale futuro stravolgimento dei rapporti politici istituzionali, turbe di politicanti di lungo corso buoni per tutte le stagioni e per ciò stesso senza qualità, senza ideali e senza bandiera, ma pronti a fiutare con anticipo la direzione del vento per evitare un possibile disarcionamento, stanno accelerando la corsa verso il carro del probabile vincitore per non essere fuori tempo ad occupare una posizione utile.
Rilevano l’apartiticità e la generosità del movimento, che hanno quale mastice il dissenso dalla deriva autoritaria che gli occhieggi del sovranismo salviniano fanno adombrare e presagire. La circostanza dovrebbe indurre alla riflessione una classe politica di governo formalmente rispettosa del popolo sovrano e suggerirle il rispetto sia del principio proporzionale, quand’anche limitato dal solo diritto di tribuna delle forze politiche infimamente rappresentative, che della effettività della scelta popolare degli eletti, facendole apparire forzature antidemocratiche il favorire normativamente l’accentramento del governo e dei poteri istituzionali nelle mani di una sola forza, a maggior ragione se minoritaria nel paese, e la designazione degli eletti come premio di fedeltà conferito a yesmen di nessuno spessore da un ristretto numero di designatori; ed ancora la stessa consonanza di una pluralità di voci non univoche potrebbe suscitare un’utile riflessione sulla opportunità di un ritorno alla moderazione dei toni ed al rispetto reciproco degli attori politici, rendendo ciascuno più disponibile all’ascolto nella consapevolezza che il perseguimento del bene comune è e deve essere intento di tutti, anche se nella diversità delle visioni particolari.
Più rilevante conseguenza dell’eventuale consolidamento del movimento può essere la spinta ad un moto d’orgoglio delle forze moderate del centrodestra, per decapsularsi dall’assorbente estrema salviniana, qualora esso possa affrancarle dalla convinzione oggi dominante della ineluttabilità di tale triste, cinico e baro destino.
Se quanto delineato è una visione ottimistica di scenari possibili, resta a monte il dilemma circa la prospettiva politica del movimento, apartitico ma non apolitico, anche alla luce della fallimentare esperienza alla prova dei fatti dei 5 stelle, peraltro facilmente prevedibile in assenza di una loro solida preparazione teoretica e di una qualsiasi formazione specifica, per non potersi considerare l’onestà personale degli agenti sinonimica della loro capacità di governo. Allo stesso modo non lo è il richiamo al pericolo della deriva autoritaria, che solo può essere il memento per la necessità di una diffusa presa di coscienza interdittiva.
Tuttavia, a differenza del personale pentastellato, il neomovimento sembra costituito in massima parte da giovani non del tutto digiuni di cultura politica, capaci di costituire il nerbo di una futura auspicabile epistocrazia; è pertanto da ritenersi che, avendone la potenzialità ed avendone lena, essi possano maturare adeguata affidabilità sociale e divenire nel tempo una credibile classe dirigente ramificata, sia pure con diversa sensibilità ma con il rispetto reciproco che riviene da una condivisione di lotta e di valori predisponente ad un consociativismo virtuoso che abbia a stella polare il bene comune.
E’ in questa prospettiva la speranza che il movimento delle sardine possa efficacemente contribuire nel tempo a restituire alle istituzioni una rinnovata dignità e ad una classe politica nuova e non screditata la fiducia sociale. Nello stravolgimento generale di ruoli e valori, identificando ciascuno il bene comune con il suo bene privato, nella realtà odierna scelte indifferibili necessitate dall’interesse generale si rinviano illogicamente e strumentalmente di anno in anno per evitare strappi nel consenso dei titolari degli interessi direttamente colpiti; di conseguenza solo un personale politico nuovo animato da spirito di servizio, rispettato e non compromesso, può incidere positivamente sulla moralità pubblica potendosi permettere il coraggio della verità senza che abbia a suscitare rilevanti reazioni di ripulsa e adottare provvedimenti consequenziali ancorchè sgraditi.
La necessità della ricostituzione di un rinnovato clima di fiducia nella classe dirigente passa quindi per l’auspicabile assunzione di responsabilità di giovani preparati non contaminati da interessi particolari, una moderna classe non classe in senso crociano che senta l’impegno politico non come un terreno di scontro, ma come una nobile ed altruistica arte finalizzata al miglior raggiungimento del bene comune quale presupposto del benessere dei singoli; in tale visione la nuova elite in fieri, ove non lo rifugga, potrà far leva sul tutoraggio esperto dei non moltissimi esponenti delle elites non compromesse tuttora socialmente autorevoli che avvertano la necessità di siffatto rinnovamento generazionale e ne favoriscano l’atterraggio morbido nei parassitari ed oscuri meandri del sistema, ad ogni livello.
E’ questo lo stato d’animo che avrei voluto testimoniare con la mia presenza mancata; ed è con esso che l’ottimismo della volontà vuol vedere nelle sardine una speranza perchè un Paese disastrato possa risollevarsi.
Giovanni Fiorentino
L’articolo che precede è stato pubblicato quale editoriale su “Pensalibero”, un periodico fiorentino on line di respiro nazionale; tuttavia, anche se non ha un interesse specificamente localistico, confido che possa essere di sprone alla riflessione dei miei giovani e meno giovani concittadini, perchè avvertano come dovere civico la partecipazione attiva alla realizzazione del bene comune, e ne orientino e controllino il perseguimento con serenità e concordia di intenti e con metodo democratico, nella consapevolezza che la sua cura è alla radice del benessere individuale, e non viceversa.