
Il Ricordo di Fra Umile dell’Archeoclub e di peppe Esposito
Dalla pagina facebook del nostro Archeoclub il ricordo di Fra Umile che tanti di noi ricordiamo ed à bene che lo conoscano anche se da queste parole le nuove generazioni e perciò voglio condividerlo con Voi:
Fra’ Umile CasconeIn apertura del nuovo anno riprendiamo la nostra carrellata dei ‘personaggi lubrani’. Ci occupiamo oggi di un Frate laico ospite per tanti anni nel convento francescano della Lobra, che, pur nella sua umiltà e semplicità, ha segnato in modo indelebile la storia di questo luogo, sacro non solo ai massesi. Lo ricordiamo attraverso le parole che gli furono riservate dall’indimenticabile Peppe Esposito nel libro “La Lobra – culla della città di Massa Lubrense”:“Era il ‘monaco da cerca’ del convento. La sua presenza continua tra i contadini e la popolazione di Massa Lubrense ha accompagnato la nostra fanciullezza, l’adolescenza e la maturità.Fra’ Umile parlava allo stesso modo, sia con gli animali, che con le cose, che con i cristiani. Era molto amato ed ascoltato da tutti.Ricordo che, quando chiedeva offerte, diceva solo “‘a Lobbra“; tutti comprendevano e davano volentieri, soprattutto per la fiducia e la purezza di spirito del questuante.Tuttavia bisognava essere attenti ai desideri di Fra’ Umile perché poteva accadere qualche guaio o qualche reazione negativa, se ‘il monaco’ non veniva accontentato in quello che chiedeva.Mia madre ricordava spesso la volta che Fra’ Umile, nel suo giro di carità, capitò presso la famiglia di Pasquale Pollio commerciante di vino a San Montano. Dopo aver ricevuto la solita carità, disse: “avrei bisogno di quella piccola mezza botte, perché ci devo mettere, in convento, il mosto che mi offrono i contadini, ora che è tempo di vendemmia”. Pasqualino rispose che gli dispiaceva di non poterlo accontentare in quanto la mezza botte gli serviva per il suo lavoro; al contrario gli propose di prendersi qualche bottiglione o qualche damigiana di vetro.Fra’ Umile disse: ‘‘no; io voglio proprio questa mezza botte”. Così detto, prese la strada per Massa per tornare in convento. Passarono pochi minuti e si verificò il fatto strano: la mezza botte, che Pasqualino Pollio aveva lasciato su di un ballatoio, cadde e si ruppe in tanti pezzi per quante erano le sue tavole ricurve. Pasqualino, spaventato, mandò subito un lavoratore a cercare Fra’ Umile e dirgli di ritornare, affinché prendesse una mezza botte, qualunque volesse!Fra’ Umile voleva molto bene ai fanciulli e si fermava ad accarezzarli, passando una mano fra i loro capelli, mentre con l’altra pescava, nella sua capace tasca, le caramelle che gli erano state date, durante la questua.Altra caratteristica di Fra’ Umile era quella di essere conosciuto anche fuori di Massa Lubrense e della Penisola Sorrentina: ancora si recano al convento della Lobra benefattori della costiera amalfitana (Positano, Amalfi) e delle città vesuviane (Le Torri, Portici…).Un argomento che vogliamo solo sfiorare e riferire in modo generale e non dettagliato è il cordone ed il saio di Fra’ Umile.Con molta discrezione e delicatezza abbiamo avuto modo di prendere visione del saio e del cordone con cui, da morto, fu seppellito al cimitero di San Liberatore.I due oggetti custoditi presso il convento della Lobra, dopo l’esumazione del corpo del ‘monaco’, risultano integri e come nuovi, senza che la permanenza per 10 anni sotto terra li abbia minimamente consumati o fatti marcire.Per il convento costituiscono una reliquia”.Peppe Esposito