
Sorrento: al Tasso torna la serata di gala per il premio Leonelli
Torna l’appuntamento con il premio Paolo Leonelli, giunto
quest’anno alla quarta edizione e dedicato al
poliedrico avvocato sorrentino, appassionato di arte e ciclismo, scomparso
prematuramente nel 2009.
Obiettivo del premio è insignire quattro
personalità della penisola che si sono distinte nel campo dell’Arte, della
Musica, del Teatro e dello Sport per aver promosso in Italia e nel mondo il
nome e l’identità della Penisola Sorrentina. Quest’anno la commissione ha
scelto rispettivamente il maestro ceramista Marcello Aversa, il pianista
Antonio Maione, l’attrice Dora Romano e la maratoneta Maria Guida.
La cerimonia di premiazione, condotta dal
giornalista Nino Lauro,
si svolgerà venerdì 22 novembre alle ore 20 al Teatro Tasso.
Conosciamo i primi due vincitori del premio di
quest’anno più da vicino.
MARCELLO AVERSA – Categoria ARTE
Il legame fra Marcello e l’argilla è iniziato già da
giovane quando, diplomatosi presso l’ITC di Sorrento, comincia ad occuparsi
dello storico opificio di famiglia nel Borgo di Maiano nel quale si producono
laterizi per forni a legna già dal XVI sec. Proprio lì, dal contatto quotidiano
con la terracotta, emerge la sua grande passione: il Presepe Napoletano.
A partire dal 1993, espone le sue opere alla mostra di Arte Sacra a Pompei,
ottenendo grandi consensi per l’originalità e la particolarità dimostrate nella
loro realizzazione, e successivamente in collettive e personali a Bruxelles,
Napoli, Reggio Emilia, Traunstein, Grottaglie, Lione, Giffoni Valle Piana,
Spoleto, Corciano, San Sebastiano al Vesuvio, Torre del Greco, Genova, Deruta,
Venezia, Giarre, Rodi Milici, Stoccarda.
Da qualche anno, pur non trascurando il presepe, Marcello si dedica alla
realizzazione di opere che riproducono usi, riti e costumi della Penisola
Sorrentina come le Processioni del Venerdì Santo, le suggestive Vie Crucis, un
diorama con le quattordici stazioni della Passione di Cristo e la Resurrezione
e l’opera in terracotta denominata “L’Albero della Vita”.
Oggi il grande sogno di Marcello Aversa è quello di tornare nel borgo di Maiano
che l’ha visto nascere e crescere tra le fornaci, per crearvi un centro di
artigiani di eccellenza ed avvicinare le nuove generazioni al mondo dell’arte e
dell’artigianato. Gli chiediamo quali sono i suoi progetti per conservare la
tradizione artigianale locale.
“E’ una domanda da cento milioni. Per rispondere ci vorrebbero ore, ma nei miei
limiti umani, cercherò di dare un mio modesto parere, che non scaturisce da
studi o approfondimenti, ma da un’esperienza ultra trentennale nel campo
dell’artigianato. Per cercare di arrivare ad una conclusione, bisogna partire
dalla causa per la quale l’artigianato si trova in una crisi così profonda.
Io credo, innanzitutto, che non solo l’artigianato, ma il Paese intero, stia
vivendo oltre a quella economica, una crisi ancora più pericolosa, quella
identitaria.
Senza accorgercene, giorno per giorno stiamo perdendo la mostra identità, e
nell’identità di un luogo rientrano a pieno titolo le tradizioni, anche quelle
artistiche ed artigianali.
Oggi in un mondo che cammina troppo velocemente, purtroppo, parecchi restano
indietro, anche chi crede ancora in certi valori.
Il lavoro degli artigiani, parlo di quelli veri, quelli che mai si venderebbero
alla “globalizzazione” per creare oggetti in serie, va visto non solo
con gli occhi, ma soprattutto con il cuore.
Noi vinceremo la concorrenza non con dazi e tasse, ma quando riusciremo a far
emergere da un’opera artigianale la passione, la laboriosità e il sacrificio
con la quale è stata realizzata.
Per fare questo bisogna agire sui più piccoli, e per più piccoli intendo i
bambini delle scuole primarie, perché quella è un’età sulla quale si può ancora
lavorare bene, prima cioè che vengano “risucchiati” dal mondo dei
cellulari e dei computer.
Un’ultima osservazione.
Può sembrare un paradosso, ma fare l’artigiano in un posto turistico come lo è
la Penisola Sorrentina, è ancora più difficile, perché tutti i luoghi nei quali
il turismo inizia ad avere una vocazione di “massa” si trasformano in
parchi a tema per accontentare i gusti di coloro che li visiteranno. Così tanti
laboratori di artigiani, diventano pub, franchising di note ditte, paninerie,
kebab ecc.
Mi sa dire, in questa spasmodica corsa, dove può trovare spazio l’artigiano che
vive il tempo come se non esistesse per creare un oggetto che prima di piacere
agli altri deve piacere a se stesso?
Forse, sarà pura utopia, ma credo che sia arrivato il momento di fermarci,
tirare le somme e cercare di ripartire.”
DORA ROMANO – Categoria Arte
Stabiese di nascita è una delle attrici più talentuose
del panorama italiano.
Le sue prime esperienze in teatro risalgono al grande commediografo stabiese
Annibale Ruccello. Da lì dopo la laurea in sociologia e il diplomata alla
Bottega Teatrale di Firenze, diretta da Vittorio Gassman, ha fatto la gavetta
con i Grandi del teatro, primo fra tutti Eduardo De Filippo con cui debutta in
“DITEGLI SEMPRE DI SI”. Dal 1981 ad oggi Dora è stata diretta – fra gli altri –
da Mario Scaccia, Piero Maccarinelli, P. Rossi Gastaldi, Piero Castellacci,
Maurizio Scaparro, Ermanno Olmi, Marco Maltauro, David Brandon, Francesca
Draghetti, Walter Pagliaro, Glauco Mauri, Antonio Calenda. Oltre a ruoli da
protagonista nel teatro di prosa, si è impegnata in felici esperienze di
cabaret, musical e cinema.
Nel 2019 ha lavorato con Ferzan Ozpetek per la realizzazione del suo ultimo
film “LA DEA FORTUNA” oltre che nelle fortunate fiction tv “L’AMICA GENIALE” e
“IMMA TATARANNI SOSTITUTO PROCURATORE”.
Le chiediamo quale è stata nella sua lunga carriera l’esperienza passata a cui
è più legata e quale invece esperienza futura vorrebbe fare.
“Avendo fatto in massima parte teatro nella mia carriera sono rimasta particolarmente legata a uno spettacolo risalente alla stagione 1990 PICCOLA CITTÀ di Thornton Wilder con la regia di Ermanno Olmi, che è stata la sua unica regia teatrale. Fui scelta personalmente da lui per ricoprire uno dei ruoli principali , la signora Gibbs. Un’esperienza umana e artistica che porto nel cuore, dopo tanti anni. alcuni colleghi sono ancora miei amici,anche se non ci vediamo spesso. Ci sono molti ruoli che vorrei interpretare,ma il mio sogno è lavorare con Wim Wenders, il regista tedesco che ritengo sia portatore di una poetica cinematografica unica. Ecco tutto.”