
Premesso che ho anche inoltrato il link del blog (clicca qui) del nostro escursionista Giovanni Visetti ai colleghi
dell’Amministrazione a seguire l’articolo di cui sopra con il quale i
tanti escusionisti innamorati della nostra terra si chiedono il perchè
di Jeranto off limits anche perchè alle Loro domande al Gestore non
viene fornita alcuna risposta dettagliata:
Le voci
corrono e si rincorrono, si avanzano tante ipotesi ma poche sono le certezze,
molti i sospetti in merito ai veri motivi della chiusura, peraltro non ancora
comunicata al Comune (con il quale il FAI ha sottoscritto convenzione) e
neanche giustificata da foto o altra documentazione.
La telenovela è iniziata dalla pagina bilingue FB Sorrento Amalfi
Walk With Us sulla quale è apparso un post (immagine a sx) con la foto
del cartello affisso sul cancello d’ingresso della ex cava, ed il testo
iniziava con “Why?” e poi “Perché?” nella versione
italiana.
Vari geni hanno suggerito di chiedere (il punto
interrogativo era ben chiaro ma evidentemente non per loro) e solo dopo varie
condivisioni e commenti il FAI (proprietario e gestore
dell’area ex ILVA) ha pubblicato il post molto vago che potete vedere qui in
basso, ma non ha ancora risposto ad Andrea Milano che per due volte ha chiesto
se ci fossero foto. Da notare anche che la foto del FAI è
stata scattata in modo che non fosse chiaro che, almeno nella prima parte, non
ci fossero ostacoli di sorta … e non si legge neanche il testo sul cartello.
In sostanza hanno
chiuso 2 cancelli impedendo l’accesso alla piana della cava e alla piattaforma
di carico materiale senza avvisare nessuno e tantomeno il Comune con
il quale, come è noto, esiste convenzione per il diritto di passaggio. I
sentieri sono quindi equiparati ad una vicinale e pertanto, se vogliono
impedire il passaggio (qualunque sia il motivo) devono avvisare il Comune e
provvedere al più presto alla riapertura.
La cosa puzza molto non solo a prescindere, ma
anche perché, come è stato sottolineato in vari commenti:
Come chiunque può vedere dalle foto che seguono la cima spezzata del pino mostrata nelle prime due foto un paio di persone possono spostarla facilmente ma uno degli operai che hanno potato l’intero uliveto potrebbe tagliarlo e sostarlo anche da solo … e gli altri non sono neanche rami, li definirei frasche; il sentiero è assolutamente sgombro e sicuro. Dicono che i “danni” risalgono al 15 dicembre … in oltre 3 settimane non sono riusciti a rimuovere i rami?
Tutto ciò ha
alimentato i sospetti e le illazioni in merito a cosa vogliano fare lontani da
occhi indiscreti sono state numerose. C’è chi dice che vogliano realizzare
qualche abuso edilizio, altri sostengono che vogliano semplicemente fare una
“chiusura invernale” che, una volta che sia stata “tacitamente accettata”,
potrebbe poi diventare definitiva, facendo cadere nel dimenticatoio la
convenzione con il Comune. Questa Amministrazione, già informata dei fatti da
una settimana (ma non dal FAI) non dovrebbe richiedere ufficialmente motivo
della chiusura (che comunque avrebbero dovuto comunicare prima di chiudere e
non dopo 20gg). Non potrebbe mandare un vigile o un tecnico a fare un
sopralluogo e verificare se i “danni” giustificano la chiusura? Se un albero o
un cornicione è (effettivamente) pericolante in ambito urbano, o ci sono lavori
ad una facciata di un edificio, si provvede a delimitare la zona a rischio ma
non si chiude l’intera strada.
Da fonte ufficiale (riportata) “confermano che la chiusura è relativa
solo al tratto della cava ed è dovuta ai danni provocati dalla tempesta prima
di Natale. Hanno coinvolto un agronomo per mettere in sicurezza una decina di
pini e c’è una casa colonica che ha subito danni alla copertura in tegole e alla
struttura. Contano a breve di riaprire ma la chiusura che non coinvolge i
sentieri è dovuta solo a problemi di sicurezza.”
Ma voci di corridoio più che credibili (vengono da fonti diverse e
affidabili e coincidono nella sostanza; agli amici viene aperto il cancello e
con questi entrano anche amici di amici) sostengono che l’intenzione sarebbe
quella di diradare la pineta (non “mettere in sicurezza” che
significa ben poco) che circonda l’info point. Ma anche in questo caso torna la
domanda “Perché?”. Non hanno certo bisogno di spazio (né al coperto né
all’esterno) e quindi perché abbattere parte dei pini piantati poco dopo la donazione
(inizio anni ’90) con un contributo del Ministero dell’Ambiente per il recupero
vegetazionale dell’area? Non ci vuole forse un’autorizzazione? Mi chiedo,
il WWF, sempre pronto a contrastare i tagli immotivati, avendo in
questo caso di fronte i “colleghi” del FAI da che parte sì
schiererà: taglio no o taglio sì?
Nel corso delle prossime settimane, se vi troverete a Jeranto e
sentirete rumore di motoseghe, già sapete di che si tratta.
PS – mentre apportavo le ultime correzioni a questo post, mi è stata
inoltrata le serie di immagini inserita sotto (evidentemente screenshot da un
video smartphone) che dimostra che il sentiero nella pineta è completamente
libero salvo il parziale ingombro della cima dell’albero caduta fra cancello
per la piattaforma e locale compressori.