
Caro Lello. il meglio è impossibile ma qualcosa di Buono Te lo voglio augurare Oggi voglio scrivere un post per me dopo averne scritti di diversi in occasioni analoghe. Sono gli ultimi giorni di lavoro ed, ufficialmente, dal primo luglio inizierà una nuova fase della mia vita perché dopo circa otto lustri di lavoro andrò in isopensione secondo quanto previsto dalla legge Fornero.Qualcuno già mi prende in giro chiamandomi “Pensionato” anche se a dire il vero non mi ci sento, sarà una vita diversa, non vestirò più una divisa da lavoro e mi metterò alla guida di un furgoncino rosso non utilizzerò più varie app e strumenti di lavoro che mi hanno supportato in questi anni ma son convinto di poter fare ancora qualcosa di utile per la mia famiglia e per gli altri come ho fatto finora avendo dalla mia parte più tempo, quel tempo che spesso mi stava un po’ stretto per poter dedicare alla prima ed ai secondi.Ed in questi momenti mentre le dita tamburellano sulla tastiera e mentre mi specchio nel monitor del pc mi passa davanti tutta quella che è stata la mia vita lavorativa una vita che mi ha fatto fare tantissime esperienze diverse tutte affrontate con dignità e coscienza anche quando si trattava di svolgere quei lavori più umili che in tanti disprezzano e per i quali si sente dire “meglio a spasso che svolgerlo!” Esperienze che mi hanno portato a conoscere tanti colleghi e capi di lavoro meravigliosi che mi hanno messo immediatamente a mio agio pure in nuovo contesto lavorativo facendomi sentire uno di Loro anche se in tanti mi dicevano che se mi ci adattavo subito era merito del mio carattere e della voglia di imparare.Dopo gli anni giovanili in cu non avevo mai lavorato d’estate perché mamma e papà dicevano che l’estate fosse fatta per lo svago e non per lavorare dopo un anno di scuola, le mie prime esperienze lavorative, per aiutarmi un po’ gli studi universitari poi miseramente naufragati, in un paio di alberghi massesi e le sostituzioni alla cassa del cinema dove lavorava papà quando On Pascal per motivi personali non poteva essere al Suo posto, e tanti concorsi a Massa e dintorni quando per strani scherzi del destino ero sempre il primo dei non vincitori .E poi le prime esperienze lavorative “vere” dopo il terremoto, per il comune, come vigile urbano provvisorio, stradino, impiegato all’Ufficio tecnico Comunale, imbianchino e persino sul camion della nettezza urbana la notte quando esistevano ancora i cassonetti ed al mattino la “paura” di aver portato con me qualche “olezzo” quando poi accompagnavo Rosaria a scuola o La andavo a prendere all’uscita.E poi la grande città, Milano, dove mi convocarono perché Vincitore di un concorso pubblico, lavoro che accettai perché quello massese sul quale c’era sempre una spada di Damocle dovuta all’incertezza del momento ed alle volontà dei Politici , non era sicuro e non potevo rischiare di trovarmi in strada e di non poter aiutare la mia famiglia, incertezza che poi si tramutò in sicurezza e son contento per i tanti amici che rimasero in Comune, tanti Vigili tra essi, e tra i quali molti mi han già preceduto sulla strada del riposo.Ricordo ancora quando Rosario mia accompagnò alla stazione di Sorrento, il 13 aprile del 1984, nella mia panda 30 appena comprata con i primi stipendi e passando dalla Piazza rivolsi lo sguardo alla Chiesa, il Comune era tutto un cantiere, e pensai che comunque andasse la mia vita io sarei stato sempre un massese.Milano dicevo, io ragazzo di paese in quella grande metropoli nella quale subito mi ambientai grazie a zia Erminia e zio Nando che mi fecero sentire in famiglia ed ai tanti colleghi, molti meridionali come me, Pippo, Franco, Anna, Nicola, Luisa, Michelangelo, Antonio, Edda, Daniele, Felice, Rosaria, la mia prima istruttrice, Enzo e Raffaella tra gli altri. Non furono tempi facili, da solo prima in una stanza condivisa e poi in un piccolo appartamento in affitto, ed in entrambi sul comodino la foto di Rosaria e di Massa a farmi compagnia, appartamentino, in Via Livraghi, sona Viale Monza, che sarebbe diventata il primo in cui costruii la mia famiglia, dovevano passare però quasi tre anni e mezzo, tre anni e mezzo di notti in treno, tante all’impiedi e nei corridoi per poter guadagnare tempo in più da trascorrere a Massa, ricordo ancora il treno abituale delle 17 da Milano appena finito il lavoro che mi faceva arrivare a Napoli alle 3 del mattino, il caffè con glia mici ferrovieri nel dopolavoro dei Ferrovieri e poi il primo treno per Sorrento e papà che veniva a prendermi ed arrivavo giusto in tempo per accompagnare Rosaria al lavoro, e poi quello delle 19 da Napoli che andava in Germania e che mi portava a Milano Lambrate alle cinque del mattino e quando arrivavo magari con la neve e il ghiaccio non era facile correre a casa, lavarsi cambiarsi ed arrivare al lavoro per le otto e tre anni e mezzo tutte le mattine ai telefoni di stato a chiamar Rosaria che andava scuola e quando finivano le milleduecento lire il click della comunicazione che cadeva e ti lasciava un ciao a metà non lo potrò mai dimenticare.Otto anni che non potrò mai dimenticar per i tanti colleghi conosciuti, i tanti posti visitati, quante volte nei ponti si andava in Austria da Dolly e Jiulian, Arco a far visita a Franco, a san Pellegrino a far visita ad Angela la cara professoressa ora Dirigente del Bozzaotra. Otto anni volati in fretta e poi il trasferimento a Potenza dalla grande metropoli ad uno dei capoluoghi di Regione più piccoli d’Italia, trasferimento non semplice, in diversi se ne ritornarono al Nord, tre anni e mezzo in cui trovai comunque cari colleghi ed amici, tra Essi l’indimenticabile vicina Nonna Antonietta che ci accolse come Suoi nipoti e ci donò il calore di una famiglia, che faceva compagnia a Rosaria, in gravidanza ed immobile a letto, quando lavoravo di notte o tornavo tardi, che mi fecero sentire meno duro il lavoro e quel clima freddo ma riscaldato dal Loro cuore. A Tito (PZ) sono legati forse i due ricordi più brutti e belli della mia vita: la perdita di Alexandra Anna che non potè mai vedere se non dal paradiso che raggiunse poco dopo la nascita la cameretta che le avevamo preparato e la nascita di Simona che a Tito ebbe la Sua prima residenza, la Sua prima vaccinazione, i Suoi primi bagnetti sotto lo sguardo d’amore di Nonna Anna, Nonna Antonietta e Nonna Lucia e quello incredulo di mamma Rosaria che La guardava incantata mai smettendo di ringraziare Padre Pio ed il professor Pavone che Le avevan fatto questo regalo meraviglioso.E poi il passaggio ai telefoni di Stato, all’Iritel ed il trasferimento a Napoli nel 1994 in quel torrido Agosto ed in quel Centro Direzionale ancora incompiuto e che cominciava a diventar il polo lavorativo Napoletano in quella zona strappata a terreni incolti e semipaludosi, Centro Direzionale, Monte di Dio, Bagnoli e poi ancora Monte di Dio e Centro Direzionale, quindici anni di vesuviana, macchina, scooter perché quando si lavorava di notte o si finiva la sera tardi treni non ce ne erano.Quindici anni napoletani che a pensarci mi pare impossibile di essere riuscito a fare il pendolare senza fare quasi mai ritardo ed arrivare sempre al lavoro cercando di compierlo al meglio anche se a volte non era facile ma come sempre prima il lavoro e poi tutto il resto. E tra essi il ricordo bello dei mesi trascorsi a Roma e Catanzaro a fare da istruttore ai giovani neoassunti nei quali rivedevo il Lello dei primi tempi di Milano e dei tanti colleghi che giungevano a Roma da tante città italiane, tra Essi Carmen, Beppe, Gianni, Angelo, Margherita, Enzo e Corrado. E poi nel 2009 dopo vari tentativi fu accolta la mia richiesta di poter fare il tecnico on field, quando al colloquio risposi “Li invidio!” alla domanda “Cosa prova quando incontra i Suoi colleghi per strada?” pensarono di certo che questo qui è proprio convinto.Mi dispiace solo che fui trasferito quando papà non c’era più: mi avrebbe fatto piacere fargli vedere come mettevo in pratica tanti dei Suoi insegnamenti ed utilizzavo tanti dei Suoi attrezzi molti autocostruiti o adattati alle Sue esigenze ma son certo che dal Cielo sarà stato contento come son certo che stava vicino a me in tante situazioni difficili che mi trovavo ad affrontare, certe sensazioni non le sai spiegare ma le senti sulla pelle.E anche qui tanti colleghi che mi fecero sentir parte di una famiglia a partir da Paolo il mio capo, che come sempre Gli ho detto in pubblico e privato, e non è piaggeria, è stato tra i capi che più ho sentito vicino in tutta la mia vita lavorativa, Ciro capo del mio capo, Enzo che mi insegnò il nuovo lavoro con tanta pazienza, e poi i colleghi con i quali ho più lavorato a contatto Giovanni, Carminuccio, Nicola, Vittorio, Silvia, Leopoldo, Ciro, Concetta, Milly, Daniel, Antonio, Marco e solo ultimi in ordine temporale Gabriella e Raffaele, colleghi che non potrò mai dimenticar e con i quali ho condiviso, in quegli anni, più tempo che con la mia famiglia.Da mercoledì sarò un ex, lavorativamente parlando, ma mi auguro di non diventarlo mai , come non sarà mai per me, nella mente e nel cuore delle tante persone che ho avuto la fortuna di incontrare in questi tanti anni di lavoro, e che bello portare in me il record di non avere mai avuto nessun alterco o discussione con alcuno di essi, sono proprio contento, sembra ieri che quel ragazzo con il giubbino di jeans e qual borsone marrone che mamma mi aveva comprato per l’occasione partiva per Milano ed oggi dopo aver vagato tra lavori e città metto un punto a questa vita, un punto che vorrei fosse un punto e virgola, certo non posso dire che il meglio deve ancora venire a quest’età ma l’augurarmi che da mercoledì qualche cosa di bello potrà ancora accadere nella mia vita me lo voglio concedere, in fondo anche se dovessi sembrare presuntuoso, mi piace pensar che, forse, me lo merito.
Caro Fratello… sai che T sono stato sempre vicino… anche se con la mia incompresa discrezione. Un unico e sincero augurio: Pensa di più a Te ed alla Tua Famiglia