

Carlo Franco e San LiberatoreBello come sempre ricevere un nuovo articolo d aparte dell’amico e giornalista, nonchè innamoratissimo di Massa, Carlo Franco che ogni volta che lo fa dà valore aggiuntoqa queste pagine e stavolta ci parla della nostra Venerazione a San Liberatore. Mi scuso per non averlo pubblicato ieri ma era finito nella posta indesiderata e l’ho trovato solo dopo che Carlo, preoccupato della mancata pubblicazione, stamattina mi ha avvertito. Grazie Carlo:
Un omaggio a San Liberatore. Che, a mio giudizio, vale più di una preghiera anche se viene recitata in modo inusuale e fuori da ogni ossequio, anche sul ponte principale della nave Sorrento-Capri gremita di turisti di ogni dove e pendolari i quali prima hanno stentato a credere a quello che vedevano, ma dopo qualchi minuto hanno partecipato e condiviso il significato profondo dell’iniziativa. I fatti, ora, ma per vivere l’emozione vissuta dai viaggiatori trasferiamoci idealmente a bordo e seguiamo la cronaca in diretta differita di mio figlio Luca e della moglie Cristiana. All’altezza del Vervece l’altoparlante ha comunicato che la nave avrebbe fatto una breve sosta in corrispondenza della chiesa del santo protettore di Massalubrense che si festeggia in questi giorni rispettando una tradizione che si perde nella notte dei tempi. E si rinnova ogni anno – più di una volta – diventando appuntamento obbligato per tutti i massesi quando all’altezza dello scoglio che ci è tanto caro passa un bastimento che imbarca diecine di marittimi di casa nostra. In questo caso la scena è ancora più toccante: dal centro e dalle contrade calano i parenti dei naviganti _ mamme, mogli, mariti, figli – armati di fazzoletti che sventoleranno fino a quando la sagoma della nave non sarà scomparsa all’orizzone. Nella fase terminale della operazione il fazzoletto è bagnato di lacrime ma continua a sventolare per ricordare a chi parte che sarà sempre presente nel cuore e nelle preghiere dei familiari. La sirena della nave fa da sottofondo musicale e non manca qualche botto a solennizzare l’evento. Luca e Cristiana, giovani per loro fortuna, sono stati presi dalla forza emotiva della preghiera muta e come loro tantissimi viaggiatori hanno avuto la stessa reazione. Catturati dalla forza di un messaggio che si rinnova in tutte le marine del mondo dove c’è un marinaio costretto a lasciare casa ed affetti e a prendere il mare per sbarcare il lunario. Mettendo a repentaglio la vita e San Liberatore sa bene che al disotto del Vervece accanto alla madonnina piantata dai sub ci sono decine di mattonelle sulle quali è inciso il nome del navigante che non ce l’ha fatta. Ma non è stato dimenticato.Carlo Franco