
Ricevo e, ringraziandoLo per
l’attenzione, un commento dell’amico e giornalista Carlo Franco
innamorato di Massa da sempre su questo inizio d’anno massese. Questo il
Suo post:
Carissimo
Lello, questa volta ti chiedo ospitalità per affrontare, insieme cioè
mettendoci tutti un pizzico di buona volontà e di senso civico, un
argomento spinoso. Basta chiacchiere, ecco il fatto: Massalubrense nel
cuore delì’inverno offre di sè una immagine triste, starei per dire
squallida ma l’amore che le porto mi impedisco l’uso di toni forti al
limite dell’offesa, rispetto alle abitudini che hanno scandito i nostri
anni giovanili. E’ un’altra Massa, poco ospitale, addirittura spettrale
se ti addentri nelle zone meno frequentate e perfino pericolosa perché
espone il viandante al rischio di trovarsi in situazioni che non aveva
previsto. E’ inutile girarci intorno: le luci delle insegne mettono
allegria, annunciata che la nottata è passata e che la prossima non fa
paura perché l’economia massese è solida e in progress: E portano calore
umano anche se ce ne accorgiamo solo ora che le serrande sono
inesorabilmente abbassate e i due bar più frequentati hanno deciso di
andare in vacanza (legittimamente, per carità) quasi negli stessi
giorni. Non era mai successo che il rito della tazzulella ‘e cafè
potesse essere soddisfatto solo in pochissimi esercizi ai quali,
peraltro, va il sentito ringraziamento di tutti. E’ tutto vero e,
soprattutto, nessuno può decidere le vacanze degli altri, ma questo è un
problema sociale perché i bar, soprattutto quelli nei quali più ti
piace trascorrere i momenti liberi, sono un luogo d’incontro e colmano
il vuoto di un paese senza un locale cinematografico (anni fa, invece,
c’era e ospitava anche le compagnie teatrali più importanti ) e senza
altri punti di ritrovo. Le strade vuote sono come un corpo senz’anima e
l’unica è rifugiarsi in casa e fare ogni giorno un pie no di
televisione. Che certamente non è l’ideale per curare la salute mentale.
Sappiamo bene che anche a Sorrento le cose vanno così, ma a dispetto
del proverbio (aver compagni al duol scema la pena) ma sappiamo anche
che le città medie, per non parlare di quelle grandi, hanno maggiori
difese e offrono ben altre possibilità di svago e di partecipazione. E
allora? Senza altri giri di parole è necessario che la città legale
scenda in campo per difendere quella reale. Che non ha armi per
difendersi da sola. Come? E’ facile, chiedendo agli esercizi commerciali
una rotazione che scongiuri il vuoto di solitudine nel quale siamo
piombati. Si può fare, si deve fare e, allora sbrighiamoci.Carlo Franco